In anteprima vi presentiamo l’articolo pubblicato sulla rivista Gusto in uscita a giorni e distribuita all’interno dell’Expo di Milano:
Siamo nella provincia di Salerno, nel cuore di quella Campania innamorata del caffè che, di certo, non è disposta ad accettarne uno qualsiasi. L’obiettivo è scoprire ciò che davvero rende una miscela di qualità superiore e Vito Gioia, amministratore della salernitana Labcaffè, farà da guida in questa ricerca. «Prima di tutto – spiega Gioia – bisogna considerare la necessità di materie prime selezionate: chiudere un occhio in questo senso significa ottenere un caffè mediocre. Chi, come noi, cerca il massimo grado di qualità, non può permettersi errori del genere. L’elevata selezione in termini di prodotto, aspetto oggi premiante sul mercato, fa sì che la Labcaffè privilegi la produzione in stabilimenti propri, situati sul territorio campano, dove da sempre è fortemente radicata la cultura del caffè. Per questo, abbiamo investito in impianti tecnologicamente avanzati, dotati di un sistema per la “tostatura ecologica” del caffè crudo, che consente di tostare uniformemente i chicchi dal cuore all’esterno, ricavando così in tazza una bevanda più dolce e aromatica. La tostatura ecologica del caffè avviene mediante flussi direzionati di aria calda pulita al cento per cento, che preriscaldano il caffè verde per evitare che subisca shock termici al momento della tostatura, e in totale assenza di fumi di combustione, contrariamente a quanto avviene nelle macchine tostatrici tradizionali».
Secondo Gioia, la posizione sul segmento alto del mercato è dovuta «alla selezione e al sapiente dosaggio nelle miscele dei più pregiati caffè arabica e alla meticolosità e alla cura artigianale delle lavorazioni.